17 research outputs found

    How HEXACO personality traits predict different selfie-posting behaviors among adolescents and young adults

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    Selfies are usually defined as self-portrait photos shared on social networks. Recent studies investigated how personality traits, and specifically narcissism, can be associated to different kinds of selfies. The HEXACO model, a new theory on personality structure, investigates personality on six dimensions, among which there is the Honesty/Humility trait, found strongly and negatively associated to narcissism. Thus, this study aims to investigate how different kinds of selfies could be predicted by HEXACO personality traits, controlling for age, gender and sexual orientation. Participants were 750 adolescents and young adults (59.1% girls, N = 443) from 13 to 30 years (Mage = 20.96; SDage = 4.23) who completed an online survey composed by the Kinsey scale, three questions about the frequency of different kinds of selfies (i.e. own selfies, group selfies and selfies with partner) and 60-item Hexaco Personality Inventory-Revised. Results showed that females, adolescents and not- exclusively heterosexuals posted more own selfies, and that adolescents posted also more group selfies and selfies with partner. Moreover lower Honesty/Humility, lower Conscientiousness, higher Emotionality and higher Extraversion significantly predict both own selfies and group selfies. Finally, only lower Honesty/Humility and higher Emotionality predict selfies with partner. Results suggested a common pattern of personality traits that can explain selfies behaviors according to literature on HEXACO model. Specifically, these findings enlightened that Honesty/Humility and Emotionality traits seem to be relevant in understanding selfies. People who post more selfies are lower in Honesty/Humility, showing a strong sense of self-importance and feeling superior. Moreover, they show higher Emotionality that is related to looking for social reinforcement on social networks. Only for own and group selfies, people high in Extraversion probably feel self-confident in groups, also in the online dimension, and low extraverted people probably posted less frequently because they feel uncomfortable being at the center of attention. Finally, people with high Conscientiousness spend less time online because they consider social networks as a distraction from their tasks. Thus, HEXACO model allows to better understand which personality traits can predict different kinds of selfies. Limitations and implications for future research are discussed

    Lecosecambiano@scuola. Strumenti per combattere il bullismo omofobico

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    Lecosecambiano@scuola nasce da un progetto sviluppato dai dipartimenti di Psicologia dinamica e clinica e Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma e da Roma Capitale negli istituti scolastici di secondo grado del territorio. Questo progetto ha rappresentato una delle più importanti iniziative italiane per contrastare il bullismo omofobico nelle scuole. Pensato per essere esaustivo ma agile e di facile “applicazione”, questo manuale spiega che cos’è il bullismo omofobico, quali sono le sue cause e i suoi effetti, utilizzando un linguaggio accessibile e privo di termini da “addetti ai lavori”. Ma questo non è l’unico punto di forza del libro. Un’intera sezione è dedicata alle domande, formulate dagli stessi studenti, a cui danno risposta personaggi del mondo della cultura e della comunicazione. Le esercitazioni proposte, semplici e per la maggior parte inedite, costituiscono un valido aiuto per chi vuole acquisire metodi e strumenti per conoscere, prevenire e combattere questa forma di bullismo ormai estremamente diffusa nelle scuole. Un libro rivolto non solo agli insegnanti, ma anche ai genitori e a tutti gli educatori, gli psicologi e gli studenti di psicologia che vogliono approfondire il loro sapere, ma soprattutto il loro saper fare e saper essere, in tema di bullismo

    Il contrasto del bullismo omofobico nelle scuole: Un percorso di ricerca-intervento

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    L'omofobia e il bullismo omofobico negli ultimi anni sono divenuti oggetto di campagne di sensibilizzazione e prevenzione. Diversi autori sottolineano come l'introduzione di tali tematiche nei contesti educativi possa suscitare diverse emozioni legate all'imbarazzo, alla paura e al rifiuto e come ciò sia riscontrabile ad ogni livello dell'istituzione scolastica. L'obiettivo del contributo è teso alla condivisione di un'esperienza d'intervento volta alla prevenzione e al contrasto di ogni forma di discriminazione di marca sessista ed omofoba, in un Liceo napoletano. Il progetto, ideato e condotto dagli operatori del Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze, si è avvalso di una metodica integrante l'utilizzo di tecniche socio-cognitive e psicodinamiche, di strumenti tesi ad esplorare le dinamiche emotive sopracitate. L'intervento, rivolto sia al target studenti che a quello docenti, attraverso due percorsi paralleli, è stato costruito inserendo non solo momento informativi/laboratoriali, ma anche sessioni di Counselling di gruppo ad orientamento psicodinamico. Gli incontri sono stati condotti da due psicologi affiancati da un osservatore silente, non partecipante, il cui compito era quello di scrivere una resocontazione dell'esperienza. La supervisione di tale materiale osservativo è stata funzionale all'elaborazione dell'esperienza, agevolandone la valutazione dell'impatto e dell'efficacia anche in itinere. In tal modo è stato possibile riconoscere le differenti difficoltà appartenenti ai gruppi coinvolti, significare le loro comunicazioni, i loro agiti in una costante azione di restituzione. L'implementazione dell'azione progettuale ha permesso: la trasmissione di conoscenze specifiche rispetto ai temi oggetto del progetto; la problematizzazione e la destrutturazione dei pregiudizi di genere e legati all'orientamento sessuale; il miglioramento delle relazioni inter e intra gruppali

    “Use of Psycodynamic oriented Group Counselling to prevent homophobic bullying: a research with teens and preadolescents”.

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    Il contributo descrive la specificità dell'utilizzo del counselling di gruppo psicodinamicamente orientato per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del bullismo omofobico in ambito scolastico (adolescenti e preadolescenti

    "Together against homophobic bullying: Peer education as a tool to raise awareness in School”.

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    Il contributo, attraverso il report di una ricerca/intervento condotta in una scuola italiana, delinea il contributo e l'efficacia della peer education all'interno di programmi di sensibilizzazione riguardanti i temi dell'omofobia e quelli ad essa associati

    Il bullismo omofobico

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    Il bullismo omofobico è una forma di bullismo le cui vittime sono attaccate a causa del loro orientamento omosessuale, reale o presunto. In poche parole, la derisione, l’ostilità e la persecuzione non sono rivolti esclusivamente ai compagni e alle compagne di scuola che si dichiarano lesbiche, gay e bisessuali, ma a tutti quelli che vengono percepiti tali o che non aderiscono ai modelli dominanti di mascolinità e femminilità. Le esperienze di vittimizzazione possono avere una ricaduta negativa sia sulla vita scolastica degli studenti, sia sul loro benessere psicofisico. È stato dimostrato che, rispetto ad altre forme di bullismo, le conseguenze del bullismo omofobico sono più difficili da affrontare e prevenire, proprio per le specifiche dinamiche che caratterizzano il fenomeno. Le vittime, colpite nell’area dell’identità sessuale e di genere, hanno difficoltà a denunciare le aggressioni e a rivolgersi a figure in grado di ascoltarle e aiutarle

    Doppio stigma in persone anziane LGBT: salute tra occultamento e svelamento di sé

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    Introduzione: le persone anziane lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) devono spesso affrontare forme multiple di discriminazione. La presenza di eterosessismo, agismo e stigma sessuale è infatti ancora pervasiva a livello socio-culturale, e alcuni autori definiscono gli anziani LGBT come “due volte nascosti” (Blando, 2001), a causa della loro appartenenza ad almeno due gruppi oppressi (Otis, 2013; Patterson & D’Augelli, 2013). Lo stigma sessuale è alla base dei processi di vittimizzazione e minority stress (Meyer, 1995), mentre l’agismo rappresenta un rischio aggiuntivo di isolamento (Butler, 2004). Le strategie individuali di gestione delle multiple forme di stigma hanno importanti implicazioni sulla percezione dell’identità e sul benessere (Frost e Meyer, 2009). L’obiettivo della presenta rassegna è identificare bisogni e caratteristiche specifiche delle persone anziane LGBT, al fine di indirizzare future ricerche e interventi mirati. Metodo: la raccolta bibliografica è stata effettuata tramite i portali PsychInfo, Scopus e Google Scholar, inserendo una combinazione di parole chiave tra cui “LGBT” o “gay” o “lesbian” e “elder”, “elderly”, “aging”, “older”, “senior”. Gli articoli sono stati scelti attraverso alcuni criteri di inclusione relativi al metodo, selezionando gli studi di tipo quantitativo, qualitativo o misto su campioni di persone LGBT di età uguale o superiore a 65 anni. Risultati: Gli effetti della coorte di appartenenza sono determinanti sullo sviluppo dell’identità sessuale (deVries, 2014) e condizionano il processo di coming-out (Friend, 1989; Rosenfeld, 1999). Per le persone anziane LGBT, l’occultamento della propria identità sessuale ha rappresentato una strategia di sopravvivenza che ha coinvolto gran parte dell’arco di vita, diventando un meccanismo interiorizzato difficile da scardinare (Fredriksen-Goldsten et al., 2011). L’occultamento emerge come uno dei fattori di rischio più rilevanti per la salute fisica e psicologica, poiché si associa a stigma sessuale interiorizzato, isolamento e limitato accesso all’assistenza sanitaria (Addis et al., 2009). Lo svelamento, al contrario, consente la creazione di reti di cura (Croghan et al., 2014; Fredriksen, 1999) e di supporto sociale (Grossman et al., 2000), che si associano ad alti livelli di benessere (D’Augelli et al., 2001) e resilienza (Pietrantoni et al., 2000). Conclusioni: la presente rassegna mette in luce alcuni aspetti centrali legati alla salute delle persone anziane LGBT. A livello applicativo, la conoscenza di tali aspetti è fondamentale per incoraggiare le persone ad appropriarsi di un’immagine positiva di sé e promuovere un invecchiamento di successo (Fredriksen-Goldsen et al., 2014). Inoltre, può aiutare nella formazione di medici, infermieri e operatori sanitari sui bisogni specifici di questa popolazione, includendo politiche e pratiche inclusive

    Homophobic name-calling among secondary school students: understanding it to prevent it

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    As a form of bullying behavior, homophobic name-calling (HNC) is quite common in schools. Several studies found that victims of HNC reported greatest risks for several mental health problems. Therefore, understanding predictors of HNC perpetration is an important first step to prevent it. For this study, 311 students from 10 secondary schools in Rome were recruited through the participation to the city-based anti-homophobic bullying project “lecosecambiano@roma-2”. Participants indicated how often they use HNC (0 = never, 4 = more than once per week) and, through a series of scales, could report their attitudes toward gay men and lesbians, how often they hear homophobic language at school and see teachers behaving in a way considered stigmatizing. A zero-inflated binomial regression was used to simultaneously estimate variables associated to absence/presence and frequency of HNC. The incidence-rate ratios (IRR) were used to interpret findings. Results show that the effects of negative attitudes toward gay men (IRR = .27, p = .027) and hearing homophobic language at school (IRR = .48, p = .006) were significantly associated with presence of HNC. Male gender (IRR = 2.36, p = .019) and witnessing teachers’ stigmatizing behaviors (IRR = 1.29, p = .018) were significantly associated with higher frequency of HNC whereas negative attitudes toward gay men (IRR = 1.05, p = .234) and hearing homophobic language (IRR = 1.19, p = .995) were not significant. Findings show that HNC is closely related to homophobia and rooted in masculinity and the school climate has an important role both in presence/absence and frequency of HNC behaviors. On the one hand, homophobic language at school divides line between presence and absence of HNC. On the other hand, teachers’ stigmatizing behaviors represents a risk factor increasing the frequency of HNC behaviors, perhaps because they make it acceptable and licit. The implications for future research and interventions will be discussed

    “I do not like being me”: the impact of self-hate on increased risky sexual behavior in sexual minority people

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    Background Increased risky sexual behaviors (RSB) in sexual minority people relative to heterosexual individuals are well documented. However, the role of trans-diagnostic factors that are not sexual orientation-specific, such as self-criticism, in predicting RSB was understudied. The present study aimed to test participants’ gender and sexual orientation as moderators between self-criticism and RSB. Methods Data were collected during 2019. The total sample included 986 sexual minority people (Nwomen = 51%) and 853 heterosexual people (Nwomen = 46%), ranging from 18 to 35 years of age. Self-criticism dimensions (self-hate, self-inadequacy, self-reassurance), types of positive affect (relaxed, safe/content, and activated affect), and RSB were assessed. Bivariate, multivariate analyses, and moderated regression analyses were conducted. Results Sexual minority participants showed higher levels of RSB, self-hate, and self-inadequacy than heterosexual people. Only in sexual minority men, RSB correlated positively with self-hate and negatively with safe/content positive affect. Moderated regressions showed that only for sexual minority participants, higher RSB were predicted by higher levels of self-hate. At the same time, this association was not significant for heterosexual people controlling the effects of age, presence of a stable relationship, other self-criticism Dimensions, and activation safe/content affect scale. The two-way interaction between sexual orientation and gender was significant, showing that regardless of self-hate, the strength of the association between sexual orientation and RSB is stronger for sexual minority men than sexual minority women and heterosexual participants. Conclusions Findings highlight the distinctive role of self-hate in the occurrence of RSB in sexual minority people and support the usefulness of developing a compassion-focused intervention to target self-hate in sexual minority people
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